Sardegna Rally Race 2012, un punto di vista diverso

Il Sardegna Rally Race 2012, un angolo diverso

La disciplina del Motorally, ma più in generale dei Rally Raid Tout Terrain è diversa da molti altri sport. E’ diversa perchè lo sforzo organizzativo è immenso e i piloti appassionati pochi. Immaginatevi che cosa possa significare fare ricognizioni, chiedere permessi per lunghi percorsi, tracciare roadbook, stamparli. Questo implica che a differenza di altre specialità del motociclismo, ma anche in generale rispetto ad altri sport, l’unica possibilità di fare esperienza è partecipare direttamente alle gare.
Non è possibile praticare il Motorally senza l’agonismo (a netto della TSP che forse è l’unica cavalcata a RoadBook), non esiste un campionato Motorally provinciale, non ne esiste un regionale; esiste direttamente l’Italiano che si svolge in circa 7 appuntamenti diluiti in un anno.
Ma il Motorally si avvicina a quel concetto “romantico” di Rally per cui il motociclista arriva la sera stanco, affamato e con la moto ammaccata, con poco tempo per riposare per poi ripartire il mattino dopo?
La risposta a mio avviso è il cosiddetto “ni”. Sì, perchè esiste il concetto di concentrazione, navigazione, cioè di trovarsi la propria strada.No, perchè le tappe sono corte (circa 160km) e nella paggior parte dei casi si corre solo in una singola giornata.
Io faccio parte di quella generazione di ragazzie (son del 1986, proprio l’anno in cui mancò Thierry Sabine) che non hanno assistito alla nascita dei grandi Rally, che in Africa di Dakar ne han potute vedere ben poche, ma che sognano un giorno di poter avere l’occasione di correre per quei grandi spazi da soli con la propria moto. Per poter arrivare là bisogna ovviamente prima fare esperienza. Ma dove la si può fare in un contesto sicuro e serio?
La risposta alla domanda mi è arrivata da Oscar Polli, grande esperto di Rally Raid TT e Campione del Mondo. Oscar da circa 3 anni segue un progetto patrocinato dall’FMI che si chiama “Progetto Giovani Motorally”. Mi ero rivolta a lui per effettuare un corso di navigazione e guida su sabbia che tiene regolarmente in Tunisia e dopo una settimana assieme mi ha proposto di entrare a far parte del Progetto e di allenarci per poter affrontare quel genere di competizioni che da quando son salita sulla moto sono state il mio sogno nel cassetto. Oscar mi ha rivoltato (e mi sta rivoltando!) nella guida come un calzino, mi sta trasmettendo tutta la sua passione e l’esperienza che da pilota ha accomulato negli anni. E’ lui che, con soli 3 mesi di tempo utile davanti, mi ha incoraggiato e spronato a provare a fare la mia prima gara di Italiano Motorally e di partecipare al Mondiale nel Sardegna Rally Race 2012.
Lo confesso: sulle prime anche a me sembrava una pazzia. Ma come? In 3 mesi passere da non conoscere il concetto di “Controllo Orario” a correre addirittura un Mondiale? E così fu. Quasi ogni WE assieme ai miei compagni, compatibilmente con i miei impegni lavorativi (sono l’unico componente della squadra che già lavora) andavamo a prepararci nell’enduro per migliorare la tecnica, nel cross per migliorare la velocità dei movimenti e in più di un’occasione c’è stata la possibilità di fare 3 giorni di fila in moto per abituarsi alla resistenza e alla gestione della fatica in sella. Il ragionamento è semplice: non facciamoci impressionale che il Sardegna è un Rally inserito nel Campionato del Mondo, arriviamoci preparati al meglio per poter fare esperienza: le tappe saranno lunghe il doppio dell’Italiano Motorally e le speciali anche 4 volte di più. “Il Sardegna Insegna”, così come dice il tormentone. Ed è proprio vero, per poter mettersi alla prova motociclisticamente, fisicamente ma anche e soprattutto mentalmente il Sardegna nei suoi 5 giorni è più intenso di un’intera stagione dell’Italiano.
Nei giorni prima della partenza ero agitata e il pensiero era fisso sul Rally. Non so se riesco a trasmettere l’emozione di chi, come me, appassionata da registrare le puntate della Dakar di Eurosport, o incollata allo schermo per vedere il Track dei piloti, ha la possibilità di partire e di condividere percorsi, briefing e cene con persone come Coma, Despres, Peterhansel e tutti i propri “miti” che fino a pochi mesi fa erano di un mondo lontano anni luce.
Arrivati a San Teodoro e passate le verifiche tecniche l’emozione non mi ha abbandonato. Guardando la mia moto con i numeri gara e tutti gli adesivi degli sponsor che hanno permesso al Team e al Progetto Giovani di essere lì mi si azzerava la salivazione. Non voglio fare una cronaca tappa per tappa del percorso o del Roadbook, ma vorrei raccontare il punto di vista del neofita che appena prima della partenza chiede ancora ad Oscar chiarimenti sul regolamento e chiede aiuto ai Cronometristi per interpretare la tabella di gara.
Il Sardegna è impressionante. Fa paura per lunghezza, per difficoltà enduristiche, per serrata navigazione (navigazione che non ha quasi nulla a che vedere con gli altri Rally del Mondiale) e temperature elevate: più di una volta son stati toccati i 40°. L’atteggiamento mentale che bisogna avere è quello di partire e non mollare, stringere i denti e continuare. Ho incontrato diversi ostacoli in quella settimana, giustamente nessuno fa sconti, ma per una new entry non è nemmeno facile inserirsi nell’ambiente che è fortemente competitivo.
Dovessi sottolineare dei momenti intensi in sella al Rally al primo posto sicuramente inserisco la speciale della prima tappa, dove ancora un po’ emozionata e sicuramente accaldata su un tratto più tecnico ho impiegato parecchi minuti prima di riuscire ad uscirne. Questo ha fatto sì che per il finale della tappa mi sia ritrovata completamente sola ad affrontare i celeberrimi “tagliafuoco”. Quei momenti di solitudine che si sono ripetuti (in seguito questa volta ad un errore di interpretazione di una nota) anche nella lunghissima speciale da 180km hanno fatto nascere emozioni immense. Non incontrare nessuno per decine e decine di km, affidarsi ciecamente al RoadBook e alle sue note, sapere che si può contare solo sulle proprie forze perchè non c’è nessun compagno o concorrente che può aiutarti è lo spirito del Rally che andavo cercando sopra ogni cosa; così come chiedermi come avrei reagito in quelle situazioni in cui il terreno si fa veramente impervio, senza possibilità di errore e senza nessun “tutor” che fosse in moto con me ad accompagnarmi alla prima esperienza.
Purtroppo il regolamento di quest’anno, con il ritiro delle tabelle, il tempo massimo di speciale e il conteggio di forfettarie e non del tempo effettivo di percorrenza delle speciali hanno un po’ castrato le new entry come me, togliendo quel piccolo stimolo in più di confrontarsi con altri simili (non certo con i professionisti o specialiste della disciplina!) e il riscontro di veder resocontato il proprio sforzo anche se si è a minuti se non ore dai primi. Però la soddisfazione di arrivare la sera, non importa se dopo gli altri, ma sicuramente felici e commossi e DIVERTITI per quello che si sta facendo non c’è regolamento o persone che te la possano togliere anche se magari non tutti la riescono a comprendere.
“Il Sardegna insegna”, non è un punto di arrivo. Ma una partenza.

Grazie a
Oscar: D.S. e trascinatore di nuove leve,
Fabio e Franco: Meccanici e compagni di risate al paddock
Davide P: che mi sopporta ogni giorno dell’anno, anche in Sardegna
Davide G e Ivan: i più giovani partecipanti al Mondiale Rally Raid TT di sempre
Mario: per la sua coerenza e filosofia nei Rally.

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