10 buoni motivi per correre un Mondiale Rally
1- Ritrovarsi alle verifiche tecniche con i vostri miti
Le noiose pratiche burocratiche che sfiancano più di una tappa vera e propria.
Verifica licenze, nulla osta federali, e tutto quanto. Mi fa impressione che anche i mostri sacri debbano passarci.
Un po’ come quando vedi un attore famoso che all’aeroporti è in coda per il controllo del passaporto.
Alla fine siamo tutti essere umani, più o meno.
2- Sbirciare in anteprima le novità
Avvicinarsi con fare critico, ma ammirato. Guardare i dettagli e paragonarli alla propria moto nella speranza di prendere spunti anche per la propria…(ehm)
Evitare di dare nell’occhio nel fare le foto, non sta bene. Resistere alla tentazione di salirci sopra come se fossi in fiera all’EICMA e soprattutto resistere alla tentazione di chiedere “Ma la posso provare, anche su asfalto, giusto un paio di km avanti e indietro?”.
3- Provare le ebrezza di guidare con una torre di babele sul manubrio
Se come me non sei riuscito a fissare lo scatolotto blu (che per inciso si chiama Iritrack, è una figata ed è fondamentale come dispositivo di sicurezza) al castello porta strumentazione e quindi lo hai attaccato al manubrio e ci hai messo pure sopra il famoso GPS muto proverai sensazioni di guida completamente nuove.
E’ come portare un bambino seduto sul manubrio della bicicletta, o fare un tuffo nel passato come quando vi mettevate due borse della spesa ai lati del manubrio per tornare a casa.
E non ci si abitua con l’andare dei giorni, e anzi più la sabbia è fina più la torre di babele aumenta di peso, arrivi presto anche al punto di imprecare in tutte le lingue del mondo effettivamente.
4- Fare Picasso con il Roadbook
Il Roadbook la sera è croce e delizia di tutti i Rallisti, ma diciamocelo, in queste gare la creatività raggiunge massimi livelli grazie ai fuori pista, ai Waypoint Mascherati, ai CAP da ripetersi e tutto il resto. All’inizio sei un po’ disorientato, ma poi affini la tecnica e sbirci i Roadbook degli altri paragonando gli stili. Importantissimo ricordarsi di portare gli evidenziatori di scorta, non durano molto di più di una tappa.
5- Inseguire una piccola traccia
Essere nel nulla senza senza punti di riferimento o apparente anima viva, ad esclusione degli avvoltoi che volteggiano impazienti sopra la vostra moto, e aguzzare la vista alla ricerca di minime tracce di passaggio di veicoli a motore. Girarsi indietro nella speranza di vedere sopraggiungere un pilota (mal comune mezzo gaudio), ma la vera salvezza si chiama AUTO. Sì, perchè le auto che prima o poi vi raggiungeranno sono le prime, ovvero quelle dei campioni del mondo FIA e state certi che loro sanno dove andare.
6- Il pranzo che troverete all’assistenza
E’ vero, c’è ancora qualche eroe romantico che scegliere di correre dei Rally del genere in modalità “Marathon” ovvero senza assistenza. Senza avere un povero meccanico a cui mollare la moto appena arrivato e trovarsi quindi a lavorare anche dopo aver fatto il proprio dovere da piloti. In quei loop per cui arrivi stanco e tardi, avresti bisogno di riposare e invece devi lavorare per cui vai a letto ancora più tardi e il giorno dopo sei ancora più stanco e così via.
La verità è con dei rally di questa portata, la felicità è anche solo trovare un piatto di pasta all’ora in cui arrivi al bivacco e mangiarlo come se fosse al cosa più buona del mondo.
7 – Le piantagioni di imbuti
I miraggi nel deserto sono affare quotidiano, ma quando nel mezzo di una distesa vedi una piantagione di imbuti pensi di essere veramente alla frutta.
E invece no, è tutto vero. Sei arrivato al punto di rifornimento della Speciale dove taniche e imbuti ti attendono. Sì perchè i 30lt che ti porti dietro non sono sufficienti per cui devi scendere e rabboccare.
Quanto rabboccare? Nel mio caso ho guardato quelle taniche con aria di speranza e di sfida. Quanto ho rabboccato è quanta benzina son riesciuta a far travasare tenendo sollevata la pesante tanica di latta prima che le braccia mi abbandonassero completamente.
8 – Sentire il Sentinel che ulula
Perchè un MAN sta per schiacciarvi. Il sentinel è un dispositivo strano, prima lo odi perchè sembra un neonato che urla senza farti capire che vuole, poi man mano capisci i differenti lamenti e non puoi più farne a meno. Dal suono impari a riconoscere un motociclista che è caduto, una macchina che tenta un sorpasso o un palazzo a 3 piani che si muove sfondando le dune. 120db di felicità.
9- Le persone che incontri
INtendiamoci, le belle persone si incontrano ovunque e se poi condividono la tua stessa passione ci si riconosce subito dai dettagli anche in coda alla posta, però in una gara così incontri dei fratelli. Ci sono i piloti professionisti e poi ci sono i piloti amatoriali che hanno speso i risparmi di qualche anno e rinunciato alle ferie con la compagna\o per essere lì e questo dona loro una determinazione e una gioia infinita per i piccoli successi ogni giorno. Al mattino ci si conta le ferite, si parla delle proprie difficoltà e ci si ripromette di ricontrarsi lungo il percorso. Sono quelli che a fine giornata partono a leggere la classifica dal fondo magari, ma prima di tutto guardano se il loro amico straniero di cui non sanno il nome ma il numero gara sì ha finito la tappa o no.
10- Vedere il traguardo
Non contare i km che mancano alla fine della tappa. Non contare i km che mancano alla fine della tappa. Non contare i km… Merd li sto contando.
Così come è scientificamente dimostrato che guardare troppo spesso l’orologio faccia rallentare la lancetta dei minuti, è altrettanto dimostrato che il miglior modo per ritardare l’arrivo è quello di contare i km che vi separano alla fine prova speciale. Se poi si tratta dell’ultima speciale dell’ultimo giorno è un batticuore in crescendo che aumenta l’ansia. Ti auguri che tutto vada liscio, e dentro di te sale la convinzione che NULLA potrà separarti dall’arrivo. Foste anche costretti a staccare i numeri gara dalla moto e attaccarveli in fronte e arrivare di corsa al traguardo.
Quando tocca passare sotto l’arco stringi forte gli occhi per trattenere più a lungo la sensazione di aver finito, piangi e abbracci chi c’è accanto a te ad aspettarti. Qui le emozioni passano da un estremo all’altro, dall’euforia di avere terminato, alla depressione di aver terminato.
Domani non c’è più nessun orario di partenza, nessuna speciale da studiare, nessun malefico Oued da cui uscire….
Poi torni a casa e per qualche giorno ti svegli di notte con l’incubo di dover ancora correre l’ultima tappa, poi passa una settimana lavorativa e ti ritrovi a svegliarti di notte nel chiederti quando avrai la prossima.